E’ possibile immaginare l’Odissea negli Anni 80? Francesco Malaguti lo ha fatto. Una suite di 4 brani che ripercorrono il mare Mediterraneo da quattro punti di vista differenti. Il mare epico di Ulisse, il mare dei regaz di Bologna, il mare dei tramonti a Ibiza, il mare delle rotte dei migranti, uniti nel viaggio di Francesco che impersonifica un Ulisse moderno, armato di chitarra elettrica e drum machines. Un mini album che travalica ogni regola commerciale per costituire un unicum discografico nella scena pop rock indie, con la collaborazione di Gliese Imai, EMGY, Sir Jane, l’attore Leonardo Bianconi e il suo produttore Gerolamo Sacco. La prima traccia è stata registrata il giorno della morte del Maestro Ennio Morricone, ne è un omaggio. L’ultima, è dedicata ai migranti che continuano a morire nella’Acheronte, quello che non è solo romanticismo, bensì anche una vera e propria tragedia e canto omerico, o, in questo caso, dantesco: il Mar Mediterraneo. Organo, trombe e la tagliente chitarra lo spiegheranno meglio. Buon viaggio!
Recensione su Rockit.it di Antonio Belmonte
RECENSIONE21/08/2020 di Antonio Belmonte
Per un musicista che ama definirsi “senza vincolo di mandato”, nel senso di ben disposto al cambio di generi musicali senza particolari remore, immagino sia stato un gioco da ragazzi abbandonare le fascinazioni rock-progressive di una vita per abbracciare un ben meno impegnativo repertorio elettropop, per quanto tutt’altro che leggero nella sua impostazione narrativa/concettuale.
Odissea 1984, infatti, si muove come una suite di quattro brani per mezzo della quale, da altrettante angolazioni, Francesco Malaguti vuole raccontare il Mar Mediterraneo (il mare epico di Ulisse, il mare dei regaz di Bologna, il mare dei tramonti a Ibiza, il mare delle rotte dei migranti) cercando di coprire con una chitarra, una drum machine e le linee vocali prestate dagli ospiti di turno il più ampio ventaglio possibile di registri atmosferici e umorali. Se le raffinate cromature dreamy de Il Vento Ci Spinge Dentro e Il Silenzio Delle Sirene evocano certe cose degli Üstmamò e dei Madreblu The World Is Moving On guarda candidamente al synthpop romantico dei Visage, mentre nel congedo serioso di Acheronte se lo spoken word di Leonardo Bianconi richiama le declinazioni teatrali di certa new wave italiana – L’Eneide di Krypton, per esempio – le chitarre dello stesso Malaguti viaggiano invece su frequenze velatamente pinkfloydiane.
Se l’intento del musicista felsineo era giusto quello di tastare fugacemente il terreno nell’ottica di un’eventuale svolta stilistica – più radicale e conciliante al contempo – direi che Odissea 1984 rappresenti il migliore dei tentativi possibili (copertina a parte).
Recensione su Primoascolto.it
Il nuovo progetto inedito del produttore bolognese Francesco Malaguti s’intitola “Odissea 1984”, EP di quattro brani edito per la label concittadina Miraloop.
Quattro diversi capitoli in cui protagonista diventa il Mar Mediterraneo, supportato da altrettanti interpreti che si susseguono per declamare la parte vocale: tutti apprezzabili, con particolare menzione per L’entusiasmante performance di Emgy in “The World is Moving On”.
Non è un progetto comune, tantomeno facile da decifrare: “Odissea 1984” è spesso condito da uno stile narrativo molto particolare, un incastonamento di voci ed effetti che renderebbero ogni singolo brano adatto all’utilizzo come colonna sonora.
Piace l’attitudine sognatrice che trasuda dalle quattro opere, dove l’emozioni vengono spesso scandite dall’intensità dei synth (“Il silenzio delle Sirene”) o, più distintamente, dalla virulenza e vivacità della chitarra elettrica (“Acheronte”), come successo frequentemente nei progetti precedenti pubblicati dal 27enne musicista.
Malaguti riesce così nell’intento d’ immergere l’ascoltatore nel fervore emotivo del prodotto, che nonostante sia lontano dai canoni mainstream e confortevoli riuscirà a farvi passare venti minuti abbondanti senza mai annoiarvi.
TRACCIA PREFERITA: IL SILENZIO DELLE SIRENE
Recensione su Ondarock.it di Michele Saran
RANCESCO MALAGUTI – ODISSEA 1984 (Miraloop, 2020)
electro-pop
Il multistrumentista Francesco Malaguti si dedica ora a Omero ridisegnando e condensando il suo poema epico con il mini di quattro pezzi “Odissea 1984”, affidandolo ad altrettanti “corifei”. Gliese Imai canticchia la nenia pop francesizzante di “Il vento ci spinge dentro”, inframezzandola con una buona prova di recitazione svampita, acquisendo verso la fine accenti dolenti come una rilettura chill-out della “Children” di Robert Miles. Emgy canta come una novella Cassandra in “The World Is Moving On”, in una landa di beat disco vecchio stile dall’incedere solenne più che ballabile. Anche quanto segue sta meglio in una sala d’ascolto anziché in una discoteca. Il beat elastico de “Il silenzio delle sirene”, da parte dell’ugola di Sir Jane, si avvampa in un lungo solo di sintetizzatore tremulo mareggiante. La chiusa di “Acheronte” prende l’abbrivio da una recitazione monologante (Leonardo Bianconi) per avvicendare tastiere grandiosamente polifoniche alla Vangelis e melodrammatiche divagazioni chitarristiche alla Slash. Primo risultato spendibile e godibile, qua e là anche originale nella sua pseudo-coralità, per il mastro artigiano di concept autoreferenziali “social-mediali” di origini bolognesi. Ne fa la fortuna la lussuosa, nitida mise di Gerolamo Sacco che non solo rabbonisce una forma di composizione altrimenti esosamente sovraccarica, ma cerca pure di restituire una rilettura mimetica della tragica grecità nei rigurgiti modaioli dell’oggigiorno. Dediche sottaciute alla scomparsa di Morricone (“Il vento ci spinge dentro”) e al dramma dei migranti (“Acheronte”) (Michele Saran, 6,5/10)
Altri feedback tra tanti
(Il feedback di un grande appassionato di musica amico mio): “Allora c’è che il mio bro Francesco, detto “virtuoso” per chi lo conosceva nel lontano 2013, ha fatto uscire sto nuovo disco bomba fra progressive e synthwave.
Arrangiamenti magistrali, suonato troppo bene, prodotto eccellentemente e tra l’altro con almeno 2 canzoni superlative.
Un disco che va ascoltato, malgrado le melodie vocali ai confini con il pop e soprattutto l’alt rock, con molta attenzione viste le infinite sfaccettature che contiene.
Supportate il goat del prog di Bologna, perché è bravo e perché lo dico io”
It is quite a nice listen. I’m not sure if this is prog, it sounds more like electro-rock to me, but I leave the pigeonholing to those who feel knowledgeable enough for that.
And I do like the music on those four tracks. Good choice of singers, too: I like the vocals on all of these four songs. I also like the electronic feel; the synths, guitars and vocals create overall an interesting atmosphere on the different tracks. The drumming is maybe a bit straightforward, but it suits well with the songs, so it’s not a problem (progarchives.com)
Recensione su Modern Music Magazine
Francesco Malaguti – “Odissea 1984”
2020 – Miraloop records
Oggi vi parliamo di un disco molto particolare, forse quello più peculiare tra quelli recensiti fino ad ora.
L’artefice di ciò è Francesco Malaguti, un giovane bolognese (classe 1990), con alle spalle un primo album autoprodotto dal titolo “Parti”, una colonna sonora per uno spettacolo teatrale (“Furore” di Steinbeck) e centinaia di brani inediti, citando la sua biografia, “facenti parte di lunghi concept album che spaziano tra pop, elettronica, musica d’autore, colonne sonore, musica d’ambiente, industrial, rock, techno o IDM, senza porsi alcun paletto o vincolo”.
“Odissea 1984” è il suo primo Ep prodotto da un’etichetta discografica (la Miraloop di Gerolamo Sacco): un concept composto da 4 brani, pieno zeppo di suoni sintetici ma capace di regalare sonorità avvolgenti e rilassanti.
È un album originale e di atmosfera in cui il Nostro sfodera quattro “punte di diamante” alla voce, una per ogni brano, con una netta preponderanza per quelle femminili (tre).
La traccia apripista è “Il vento ci spinge dentro”, cantato da Gliese Imai, scoperta dallo stesso Francesco ed anch’essa bolognese: a noi della redazione è piaciuta molto, non fosse altro per la voce di Gliese che interpreta in maniera molto convincente la doppia parte di narratrice/Ulisse (il concept è liberamente ispirato al capolavoro di Omero) fino a farci credere che l’eroe abbia realmente sbagliato la strada del ritorno verso casa! Degna di nota la lunga coda, nella quale si apprezza anche un particolare assolo di chitarra elettrica.
Il secondo brano, “The word is moving on”, porta al timone Maria Giulia alias Emgy ed il ritmo si fa più movimentato, grazie anche alle tastiere che, tra arpeggi e suoni effettati, creano un’atmosfera molto particolare. Emgy ha una voce molto rilassata che si pone in piacevole contrasto con il ritmo della canzone, aumentandone il livello qualitativo.
Con “Il silenzio delle sirene” arriva il turno di Susanna, alias Sir Jane e il già citato produttore Gerolamo Sacco che interviene nei cori. Sir Jane si trova a proprio agio nell’atmosfera del pezzo, aiutata anche da una produzione molto raffinata che emerge come un tratto distintivo di tutto l’album.
La traccia conclusiva “Acheronte” ci presenta Leonardo Bianconi, attore anch’esso facente parte della scuderia Miraloop, come voce narrante di quello che è il Proemio dell’Odissea in versione ambient. Nella parte centrale ritroviamo altri interessanti assoli di chitarra che rimandano allo stile di David Gilmour, in particolare per la tendenza a ”trascinare” le note, ottenendo un risultato vissuto e di impatto.
Abbiamo notato qualche accostamento con la musica ambient, soprattutto i Tangerine Dream degli anni ’90 e gli inglesi The Orb.
In redazione l’ascolto di questo album ha regalato a tutti una “pace interiore” che ci ha sorpreso . Merito delle 4 voci che si sono rivelate azzeccatissime, merito della produzione che non ha lesinato atmosfere coinvolgenti e, dulcis in fundo, merito di Francesco che ha saputo pennellare con perizia 4 brani che meritano di essere ascoltati.
(tempo di lettura: 2’ 10”) https://www.youtube.com/embed/L2FBihtIPSQ?version=3&rel=1&showsearch=0&showinfo=1&iv_load_policy=1&fs=1&hl=it&autohide=2&wmode=transparent
Antonella says: Questo album mi ha piacevolmente colpita al primo ascolto e dalla prima traccia, in quanto si colloca all’interno di un genere musicale poco battuto e, perciò, poco trito e ritrito. L’artista pare prendere per mano l’ascoltatore e portarlo con sé in un mondo tutto suo, con atmosfere elettroniche ed, al contempo, sognanti. “Acheronte” è forse la traccia che ho preferito, come una narrativa epica musicata nella maniera meno prevedibile eppur molto riuscita.
Francesco says: L’Emilia è una fucina creativa da sempre e con Francesco Malaguti ciò viene confermato alla lettera! Di solito sono molto restio ad ascoltare brani in cui l’elettronica sovrasta o sostituisce la normale strumentazione ma in questo caso il tutto è stato fatto con esperienza, gusto e non nego di aver avuto piacere nel riascoltare molte volte questo Ep. Le parti di chitarra mi sono piaciute moltissimo, così come le voci che hanno saputo rubare la scena al resto senza essere invadenti. “Il vento ci spinge dentro” la mia preferita. Chapeau!
Luke says: Francesco Malaguti ha realizzato un EP di buon livello qualitativo, un lavoro organico e coerente sia nella forma che nella sostanza. Ho apprezzato le sonorità basate sull’uso intensivo dei sintetizzatori, avvolgenti, riposanti, mai banali o noiose, capaci di creare un’atmosfera nella quale l’ascoltatore viene trascinato e cullato. Intelligente l’utilizzo delle voci femminili, tutte con un timbro particolare e ben integrato con la base musicale; anche la parte recitata dall’attore Leonardo Bianconi in “Acheronte” risulta molto evocativa. Il brano che più mi ha convinto è “Il silenzio delle sirene”, che riesce a raffinare quanto già avevo apprezzato nell’apripista “Il vento ci spinge dentro”.
15 Pubblicato in: Ambient